Cui prodest
Non è mio costume saccheggiare quanto scritto da altri. Ma avevo letto (e ritagliato) su “L’impresa di comunicazione” un editoriale di Lorenzo Strona, Presidente di Unicom, che dice cose che condivido in pieno.
E le dice col tono giusto. E sono cose che possono. e grandemente, influire sul fatto che un evento sia "wow" o esattamente l'opposto.
Si tratta delle modalità con le quali i committenti, oggi, si rapportano con le imprese di comunicazione (forse il discorso si può estendere anche ad altri tipi di imprese, ma noi … parliamo delle cose nostre).
“Siamo costretti a registrare una vera e propria impennata del tasso di infedeltà della clientela” e in un contesto in cui si registrano sensibili “ricadute negative sul fatturato, sta emergendo una caduta anche nella voglia di sbattersi per la propria impresa”.
Si tratta di una situazione comune a molti che forse non giova a nessuno. “Vale la pena di domandarsi quale perversa valutazione abbia indotto imprese che per anni hanno intrattenuto veri e propri rapporti di partnership con i loro interlocutori, ricavandone riconosciuti benefici, ad inseguire una vaga illusione di realizzare chissà quale risparmio con la parcellizzazione delle commesse. Ci sono aziende, grandi e piccole, che indìcono gare per qualsivoglia iniziativa. Quasi sempre gare al ribasso. E molto spesso il ribasso, a prescindere da contenuti e qualità della proposta, è quasi sempre l’unico parametro di valutazione. Con quali risultati è presto detto.