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Abbandonare la cuccia

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Abbandonare la cuccia

 Il successo di un evento in genere non dipende da una sola cosa, più importante delle altre, mentre il resto può andare come vuole. Vale ancora una volta la saggezza dell’apologo di Menenio Agrippa, là dove si sottolinea come tutte le parti del corpo umano devono essere considerate con la stessa attenzione. Nessuna si può pensare che sia meno importante.

E allora, anche nel settore degli eventi, ogni operatore  deve farsi un esame di coscienza: la mia offerta risponde ancora alle aspettative dell’utenza? E’ vero che quello che proponevo nel passato ha sempre funzionato ( e lo so far bene e con fatica limitata) e che nella mia cuccia mi trovavo bene, ma è ancora vero che offre i risultati richiesti? 

Tutto evolve alla velocità della luce e restare fermo non vuol dire non progredire. Drammaticamente vuol dire andare indietro.

Prendiamo, a mo’ di esempio, una categoria. Diamo un’occhiata a chi opera nei servizi di catering. A coloro che hanno la non piccola responsabilità di soddisfare le aspettative nutrizionali degli ospiti dei convegni o delle  manifestazioni analoghe.

Guai ad abbandonarsi ad un tragico appiattimento delle offerte gastronomiche. La fantasia la si trova molto nelle descrizioni dei piatti che vengono riportate sul menu. E mi sembra anzi che lì si esageri ( andiamo, “giardinetto di pennellate fresche dell’orto al vapore con gocce di antico nettare di bacco” per un contorno di verdure lessate condite con aceto, mi sembra veramente eccessivo).

E certo non paga presentarsi con proposte banali e ripetitive. Con la solita pappa. Si è scoperto che fa fino il risotto con lo champagne, e vai di risotto. Hanno trovato simpatico il riso nella forma di grana svuotata e alè tutti dentro il grana. Anche le pennette vivono i loro momenti di gloria, e così pure le crespelle. 

Tutte cose ottime, per carità, ma, caspita, viviamo in una nazione che ha una tale varietà di proposte che proprio non ci dovrebbero essere problemi a cambiare ogni momento. Certo, bisogna tener conto dei grandi numeri, dei tempi di cottura, dei ritardi imprevisti, del gusto medio dei partecipanti, dell’andar sul sicuro, della velocità del servizio. E poi gli ingredienti, gira gira, sono sempre gli stessi. Già ma anche le note sono sempre sette e a quel che mi risulta c’è ancora spazio per comporre canzoni e opere nuove.

Credo che chi frequenta spesso convegni e congressi non ne possa più delle solite tartine, degli spiedini, dei cocktail di gamberetti, del salmone, del patè. 

Si, sembra una bestemmia ma non è così. A volte si vede il piacere sul volto di chi trova una bella fetta di salame o un tocchetto di mortadella. Ma non voglio aggiungere indicazioni specifiche. Voglio solo dire che anche le cose più raffinate quando troppo ripetute diventano stucchevoli.

Perché non provare a cercare ogni volta un “tema” e allinearsi nell’offerta a questo tema?

Perché non osare un “piatto povero” servito in modo regale ? Perché non cercare di essere “spiritosi” ? Tanto i partecipanti non è che debbano nutrirsi per problemi di sopravvivenza. E’ solo necessario dare quel tanto che basta per “stoppar el boech” , ma nel contempo soddisfare gli occhi e il gusto e magari la curiosità.

Il servizio di catering non è una piccola componente della spesa per chi organizza l’evento e allora credo che sia giusto che pretenda “qualcosa di più”.

Questo discorso vale anche, come abbiamo già avuto modo di dire, per tutti gli altri operatori del settore.

Ma tutti ci dobbiamo rendere conto che quello che andava bene fino a ieri, oggi non va più.

E allora? Allora bisogna sedersi e pensare. E essere disposti a far fatica. 

Ecco il punto. Si tratta di far fatica alla ricerca della cosa più giusta e più adatta al momento e al luogo. 

Con la preparazione tecnica, con l’esperienza  con la fantasia si può rinnovare continuamente l’offerta. Senza la paura di discostarsi da quanto in passato aveva funzionato e noi avevamo imparato bene.

Ma bisogna prendere una decisione che non è sempre facile: bisogna decidere di abbandonare la cuccia…

 


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